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Scuola, per i supplenti addio alle vecchie graduatorie di istituto: arrivano le liste provinciali

By   /  2 Luglio 2020  /  No Comments

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I docenti non indicheranno più 10 scuole, ma semplicemente una provincia e le chiamate non saranno gestite più dai singoli istituti ma centralizzate. Ma i tempi sono stretti e un’introduzione della riforma per settembre rischia di generare il solito caos

Cambia il meccanismo con cui verranno assegnate le supplenze nella scuola: addio graduatorie d’istituto, arrivano le Gps, graduatorie provinciali per le supplenze, liste uniche, una per ogni provincia, divise solo in due fasce tra abilitati e non. Una riforma importante che coincide con un frangente particolarmente delicato: la scuola italiana si prepara faticosamente alla riapertura dopo il lungo stop per Covid, e per settembre si prevedono tantissimi contratti a tempo determinato, oltre 200mila. Tutti da attribuire con il nuovo sistema, che dovrebbe portare più trasparenza ed efficienza, ma come tutte le novità presenta anche diverse incognite.

COME FUNZIONANO LE NUOVE GPS – Di una riforma delle supplenze si parla da tempo, adesso ci siamo: inserita nell’ultimo decreto scuola, in questi giorni il ministero sta discutendo con i sindacati le bozze dell’ordinanza. La grande novità è il passaggio dalle Gi (Graduatorie d’istituto) alle Gps (Graduatorie provinciali per le supplenze): fino ad oggi, gli insegnanti precari, con i requisiti per essere inseriti in lista, potevano esprimere la preferenza per 20 scuole, e le nomine venivano gestite dai singoli istituti; con il nuovo sistema, invece, si sceglierà solo la provincia, una in tutta Italia, e si potrà essere chiamati da tutte le scuole in essa comprese (questo per le supplenze lunghe, fino al 30 giugno o al 31 agosto, per le brevi resta l’indicazione degli istituti).

Così le convocazioni saranno centralizzate dagli ambiti territoriali: questo dovrebbe snellire i tempi e tutelare i docenti con punteggio maggiore, che avranno più garanzie di continuità lavorativa, oltre che di scelta del posto per primi (mentre in passato molto era affidato alle preferenze indicate, e quindi un po’ al caso). Insomma, le graduatorie per le supplenze funzioneranno come quelle per le assunzioni, e avranno due sole fasce: la prima per chi ha il titolo di abilitazione, la seconda per chi ha la laurea (più i crediti formativi in pedagogia necessari per insegnare). Lo stesso vale per il sostegno: prima fascia per chi ha la specializzazione, seconda per chi pur non essendo specializzato ha già svolto almeno tre anni di insegnamentoai disabili.

CORSA CONTRO IL TEMPO – La novità è destinata a cambiare il sistema delle supplenze, si spera in positivo. È stata accolta con favore da docenti e sindacati. È un passo che va in direzione opposta alla chiamata diretta della Buona scuola di Renzi, che però riguardava i docenti assunti e comunque era già stata smantellata durante la gestione Bussetti. È anche un modo per superare il problema del mancato aggiornamento delle Graduatorie d’istituto, bloccate dal Covid, che rischiava di penalizzare migliaia di giovani insegnanti: con il passaggio alle Gps rientreranno tutti in gioco.

Proprio questo, però, è l’aspetto che fa più paura alle scuole: l’intenzione del ministero è utilizzare il nuovo meccanismo già nel 2020, ma per farlo bisognerà formare nuove graduatorie. Significa presentare le domande, verificarle, produrre le liste, in piena estate, con gli uffici ancora a scarto ridotto per Coronavirus: anche con una procedura per la prima volta totalmente informatizzata, i tempi rischiano di essere strettissimi. Il rischio è non farsi trovare pronti al momento decisivo, e trasformare un’innovazione positiva nell’ennesimo motivo di caos.

VERSO 200MILA SUPPLENZE – Le nuove Gps avranno un ruolo cruciale nella vita di docenti precari e scuole. E lo avranno a maggior ragione l’anno prossimo, in cui si prevede un’ondata di supplenze: secondo uno studio redatto dalla Cisl, attualmente ci sono ben 85mila posti vacanti. Ancora non si sa quante assunzioni saranno autorizzate in estate dal ministero dell’Economia, di sicuro non potranno essere coperti tutti, visto che soprattutto alle superiori mancano vincitori di concorso (anche la “sanatoria” da 32mila posti è stata posticipata) e migliaia di immissioni in ruolo andranno a vuoto anche quest’anno.

Diventeranno tutti contratti a tempo determinato, a cui andranno sommate le solite supplenze per i posti in deroga (specie sul sostegno), e le nuove “supplenze Covid”: con la necessità di far fronte all’emergenza Coronavirus, nell’ottica di dividere le classi serviranno più insegnanti e il ricorso alla supplenza sarà uno strumento inevitabile. Per questo per il 2020/2021 c’è già chi prevede la cifra record di 200mila supplenze.

Fonte il Fatto Quotidiano

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