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Re Giorgio Napolitano non molla la presa sul CSM: stoppata la nomina del procuratore di Palermo

By   /  24 Luglio 2014  /  No Comments

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Giorgio Napolitano non molla la presa sul Consiglio Superiore della Magistratura. Non si sono ancora placate le polemiche sulla lettera riservata inviata al vicepresidente Vietti, che ha dettato al CSM la linea da seguire sulla guerra di Milano, ed ecco arrivare un nuovo monito sotto forma di missiva, stavolta ‘pubblica’, a proposito della nomina dei nuovi Procuratori capo, compreso quello di Palermo, dove si indaga sulla trattativa stato-mafia e con cui il Quirinale ha dei precedenti burrascosi (dal conflitto d’attribuzione sollevato davanti alla Consulta per le intercettazioni con Mancino alla ritrosia manifestata dal Capo dello Stato sulla richiesta di deporre avanzata dai magistrati del pool e avallata dalla Corte d’Assise di Palermo).

 

Il CSM è in un momento delicato: sono stati eletti 2/3 del nuovo consiglio (i membri togati) ma il Parlamento non ha ancora preso una decisione sui restanti otto membri laici che spetta alla Camere eleggere. Lo stesso Parlamento che alcune settimane votò (alla Camera) la responsabilità diretta dei magistrati, norma che rappresenta un’assoluta novità per l’Europa. C’è poi l’annunciata la riforma della giustizia (finora 12 righe illustrate da Renzi) che lo stesso Napolitano auspica venga fatta con l’aiuto di Berlusconi, uno che con la magistratura ha il rapporto che tutti conoscono (oltre a pesanti macchie sul suo curriculum giudiziario).

 

Nel bel mezzo di questa delicata situazione, il Capo dello Stato chiede nella sua lettera a ricoprire “in via prioritaria gli incarichi ai vertici degli uffici giudiziari che da più tempo sono rimasti senza titolare e a seguire il criterio cronologico, a maggior ragione ora che i consiglieri stanno lasciando per scadenza del loro mandato, anche per evitare scelte riferibili a una composizione del CSM diversa da quella del Consiglio che sta per insediarsi”. Lo scrive Repubblica.

 

Il problema è che fra una settimana Francesco Messineo, attuale procuratore capo di Palermo, dovrà lasciare il posto. Nelle settimane passate erano già state votate alcune proposte alternative per subentrare al procuratore uscente: 3 voti per Guido Lo Forte (oggi a Messina), una per Sergio Lari (oggi a Caltanissetta). La lettera di Napolitano congela questo passaggio, in attesa di trovare copertura per gli altri uffici giudiziari. Ma Palermo, come insegna la storia, non è una Procura qualsiasi. A maggior ragione negli ultimi anni, centro delle indagini sulla trattativa e con i magistrati del pool (Di Matteo, Del Bene, Tartaglia) oggetto di minacce, scritte e verbali, oltre che di sospette effrazioni. Il rischio che una Procura tanto delicata e bisognosa di una guida rimanga ‘scoperta’ è evidente. Lo sottolinea il consigliere Mario Sciacca (Unicost): “Assoluto rispetto per il presidente della Repubblica, non c’è dubbio che i posti vanno trattati in ordine di vacanza, ma questo Consiglio ha il potere e il dovere, fin quando è in sella, di trattare altre pratiche su situazioni particolari. La procura di Palermo è un ufficio delicatissimo, che ha avuto grosse criticità, ha diritto ad avere il suo procuratore capo“.

 

C’è chi invece legge in questo intervento la precisa volontà di far votare al prossimo CSM, completo dei membri laici eletti dalla politica, il nuovo procuratore capo di Palermo. A che scopo? Secondo alcuni l’obiettivo sarebbe consentire all’attuale procuratore capo di Caltanissetta Sergio Lari di sopravanzare Lo Forte nella corsa verso Palermo. Perchè? Caltanissetta e Palermo, pur perseguendo obiettivi comuni, sono divise su alcune interpretazioni legate ai personaggi che ruotano attorno alla trattativa: Ciancimino, non attendibile secondo i magistrati nisseni, il ruolo e la responsabilità penale dei politici chiamati in causa da Palermo. Viene ricordata la presunta preferenza dell’imputato Mancino per Caltanissetta e la richiesta al Quirinale di attivarsi sul ‘coordinamento’ delle indagini sulla trattativa. Altri arrivano a leggere nella lettera di Napolitano una risposta all’intervento critico pronunciato dal PM di Palermo Nino Di Matteo sul palco di via d’Amelio il 19 luglio scorso.

 

Fonte: IBT

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