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Quando la corruzione fa curriculum

By   /  11 Maggio 2014  /  No Comments

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L’ennesima inchiesta sulla grande cricca bipartisan che allunga le mani sull’Expo fa riemergere l’ipocrisia italiana sul cancro della corruzione. Siamo in campagna elettorale, ovvio attendersi grandi promesse (anche queste bipartisan) sul rilancio di una lotta al fenomeno che, in concreto, non c’è mai stata.

Poi si guarda al passato e si notano almeno tre cose: 1) l’allarme su EXPO, inascoltato, è vecchio di anni 2) Si è legiferato spesso in senso contrario: norme che rendono l’Italia l’Eldorado delle cricche: ex Cirielli, scudi fiscali e indulti o annunciando riforme mai concluse (autoriciclaggio) 3) Una condanna o indagine per corruzione non ha mai fermato il politico, anzi. Spesso fa curriculum.

– Silvio Berlusconi si prese Mondadori tramite una sentenza comprata da Cesare Previti: la “retribuzione del giudice corrotto è fatta nell’interesse e su incarico del corruttore”, Silvio B. L’avvocato inglese David Mills è stato corrotto con 600mila dollari per rendere false testimonianze relativamente alle tangenti Finivest alla Guardia di Finanza e al processo All Iberian. Condannato in primo e secondo grado, prescritto in Cassazione ma riconosciuto colpevole (chiamato a pagare 250mila di risarcimento alla Presidenza del Consiglio, parte civile). Berlusconi prescritto grazie alla ex Cirielli. C’è un corrotto, ma non un corruttore? Oggi l’ex premier è imputato per corruzione nel processo di Napoli (compravendita senatori), indagato per corruzione in atti giudiziari (inchiesta Ruby-ter). Promosso ‘padre costituente’ da Matteo Renzi.

– Gianni Letta, anch’esso finito (come Berlusconi e Previti) nelle carte sull’inchiesta Expo, ha ammesso di fronte al pool di Mani Pulite (nel 1993) di aver versato nel 1989 una tangente da 70 milioni di lire ad Antonio Cariglia, segretario del PSDI. Il reato di finanziamento illecito fu amnistato. Promosso sottosegretario alla Presidenza del Consiglio di tutti i governi Berlusconi.

– Paolo Scaroni, nel 1996 patteggia una pena a 16 mesi di reclusione per alcune ‘mazzette’ versate al Partito Socialista per far ottenere appalti Enel a Techint, azienda che lo vedeva vice-presidente e amministratore delegato.”Dal 1985 a oggi ho versato al Psi circa 2 miliardi e mezzo” fu la sua confessione. Promosso alla guida dell’ENI, dal 2005 al 2014. Oggi è indagato per corruzione (presunte tangenti SAIPEM, controllata ENI, al governo di Algeri)

– Bettino Craxi, condannato per corruzione e finanziamento illecito ad un totale di 10 anni di reclusione, latitante in Tunisia. Nel 2007 il segretario dei DS Piero Fassino lo promuove (postumo) nel Pantheon del nascente PD.

– Massimo D’Alema, nel 1985 (da segretario regionale del PCI) riceve un finanziamento da 20 milioni di lire da parte dell’imprenditore Cavallari. Nel 1995 il caso viene archiviato dal GUP per intervenuta prescrizione, ma nel decreto afferma che il reato di finanziamento illecito era stato commesso, aggiungendo che “le accuse formulate dal Cavallari ai politici appaiono intrinsecamente attendibili… ha trovato sostanziale conferma, pur nella diversità di taluni marginali elementi circostanziali, hinc et inde r ifer iti, nella leale dichiarazione dell’on. Massimo D’Alema, segretario regionale pro tempore del Pci”. Promosso alla guida della Bicamerale un anno dopo.

– Umberto Bossi, condannato con sentenza definitiva a 8 mesi per violazione della legge sul finanziamento ai partiti (inchiesta ENIMONT). Promosso Ministro per le Riforme Istituzionali nel 2008.

– Aldo Brancher, all’epoca descritto come il “Greganti della Fininvest”, di cui era dirigente, arrestato nel 1993 con l’accusa di aver versato 300 milioni al PSI e altrettanti al segretario del ministro della Sanità De Lorenzo. Condannato nei primi due gradi, prescritto in Cassazione (il falso in bilancio, altra capo d’accusa, era stato depenalizzato nel frattempo dal governo Berlusconi). Nel 2001 promosso sottosegretario, nel 2010 ministro per due settimane.

– Lorenzo Cesa, arrestato nel 1993 con l’accusa di corruzione aggravata (per una tangente pari a 300mila euro), latitante per due giorni, reo confesso, condannato in primo grado, prosciolto in Appello per un vizio di forma (incompatibilità del GIP). Promosso segretario dell’UDC, oggi candidato alle Europee.

– Raffaele Fitto, lo scorso anno fu condannato a quattro anni di reclusione (in primo grado) con l’accusa di aver intascato una tangente da mezzo milione di euro dal re delle cliniche Angelucci, allo scopo di assegnargli una serie di appalti da 200 milioni, all’epoca in cui era governatore della Puglia. Promosso ai vertici della ‘nuova Forza Italia’, capolista nella Circoscrizione Sud alle Europee. 

– Primo Greganti e Gianstefano Frigerio, il primo comunista, il secondo della DC. Pluricondannati durante Mani Pulite. Promossi nella ‘cupola bipartisan’ che ruota attorno all’Expo 2015, un giro d’affari da 11 miliardi di euro.

A volte ritornano? Non se ne vanno mai.

Fonte -IBT-

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