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Ecco il Piano di Sviluppo Rurale da 2,3 miliardi di fondi europei

By   /  2 Marzo 2015  /  No Comments

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La Regione conta su robuste risorse comunitarie per il 2014-2020: ci sono i numeri perché l’assessore Caleca già parli di «un evento prosieguo dell’Expo in Sicilia»

PALERMO – Innovazione, il ritorno dei giovani in agricoltura ed interventi strutturali su progetti a rete. Questi i pilastri su cui si snoderà il nuovo Psr, Piano Sviluppo Rurale della Regione siciliana che conta su fondi comunitari per il periodo 2014-2020 per ben 2 miliardi e trecento milioni di euro. Unico obiettivo far crescere attraverso questi investimenti il Pil, intervenendo sui nodi deboli del settore che, nonostante le difficoltà e la crisi economica, continua a resistere, ovvero la trasformazione e la vendita. Un piano concreto illustrato nel corso di un forum all’agenzia Italpress dall’assessore regionale all’Agricoltura, Nino Caleca. 

«Questa programmazione – spiega Caleca – ha come scopo primario la creazione di strutture permanenti, per esempio nel settore della trasformazione, valorizzando quelli che sono i nostri prodotti e le nostre eccellenze. Come? Selezioneremo i progetti che ci verranno presentati, nei diversi bandi, in modo molto rigoroso. Ci rivolgeremo soprattutto ai giovani che rappresentano ancora una minima parte della forza impegnata in agricoltura in Sicilia, gli over 65 da noi sono il 40%. Li stimoleremo a creare delle strutture permanenti, come può essere per esempio un caseificio, con lo strumento giuridico del contratto in rete: ovvero un gruppo di persone si mette insieme investendo una certa somma di denaro, ognuno mantiene la propria individualità, si sta insieme per quanto si vuole e se la ‘rete’ si scioglie la struttura continua a essere utilizzabile e a funzionare». Sfide di un certo peso per un settore su cui l’assessore detta anche i tempi: «Noi sul Psr siamo già pronti – dice -, aspettiamo l’approvazione dell’Europa che non avverà prima del mese di maggio-giugno. Le risorse saranno poi disponibili nei mesi successivi. Su alcune misure come quelle relative al biologico contiamo di partire prima con riserva, pubblicando i bandi con domande da presentare entro il 15 maggio. Rischiamo ma siamo abbastanza sicuri, perché proprio nel biologico la Sicilia è prima negli investimenti». 

 

Un’analisi sulla vecchia programmazione. «Ci possiamo ritenere globalmente soddisfatti – dice Caleca -abbiamo speso l’85% delle risorse che ci erano state attribuite. Il 15% restante, che abbiamo tempo per spendere fino al prossimo 31 dicembre, lo stiamo indirizzando nella creazione di strutture agrituristiche. Quello che è stato notato, e’ che rimane un nodo da risolvere, rimane l’accesso al credito: si sono registrati casi di rinuncia al contributo per la mancata disponibilità della quota di cofinanziamento privato. Con la stretta da parte delle banche molti giovani si sono trovati in difficoltà». Altro nodo rimane riportare i giovani a far della terra, dei suoi beni, una risorsa su cui investire e scommettere. «Già molti sono ritornati a fare agricoltura- sottolinea l’assessore -. Io ho un progetto che si chiama la ‘Banca della Terra’ in cui voglio far confluire tutti i terreni inutilizzati o abbandonati. Per dare qualche numero basta pensare che l’assessorato nella sola provincia di Palermo ne conta 4.400 ettari, 8 mila nel ragusano. Facendoli confluire in unico bacino si potranno realizzare dei bandi per affidarli gratuitamente ai giovani che presentino dei progetti per farli tornare a produrre. Questo meccanismo potrebbe occupare circa 10-15 mila giovani». 

Importante sfida per la Sicilia ed in particolar per l’assessorato all’Agricoltura rimane Expo2015 che vedrà la Regione impegnata su due fronti da una parte il Padiglione Italia, dall’altra il ruolo di capofila nella realizzazione del cluster Bio-Mediterraneo. «Organizzeremo – sottolinea l’assessore – la presenza nel cluster di 11 paesi del Mediterraneo per sei mesi. Un’occasione di grande visibilità per la nostra regione. A tre milioni ammontano le risorse che l’assessorato ha investito per gli spazi del cluster. Dopo non ci saranno altri costi. Le imprese che vorranno partecipare, avere spazi espositivi, dovranno pagare. Contiamo su ritorni congrui che ci consentiranno di creare un evento prosieguo di Expo in Sicilia». 

Ritornando in Sicilia e ai fardelli che pesano sull’agricoltura definita dallo stesso assessore “resiliente” non manca un riferimento al peso dell’Imu sugli agricoltori: «Non vogliamo elemosinare o accattonare, non è una battaglia facile ma la combatterò fino in fondo perché è un problema tremendo che mette le nostre terre a rischio abbandono visto che gli agricoltori non ce la fanno a pagarla – sottolinea Caleca -. Chiediamo che ci venga data la possibilità di non pagarla almeno fino alla fine della programmazione comunitaria per crescere attraverso queste risorse, visto che siamo considerati regione svantaggiata e a rischio spopolamento. Certo ci rendiamo conto che è una cosa difficile da ottenere».

A mettere in ginocchio diverse colture sta infierendo anche il maltempo che sembra non lasciare tregua. In merito alle polemiche sollevate dalla parlamentare Sofia Amoddio del Partito Democratico su, a suo dire la mancata richiesta di stato di calamità per l’area del siracusano che lo scorso 31 dicembre fu colpita da una perturbazione che causò ingenti danni. Caleca commenta: «Si tratta di una cattiva informazione. La richiesta è stata fatta nella prima giunta utile. Ho trasmesso al Ministero il 20 febbraio tutta la documentazione». (Italpress)

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